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Lo Stato siamo noi

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Venerdi 18 Luglio 2008 – 14:25 – Paolo Emiliani stampa
Lo Stato siamo noi

Alcune categorie professionali sono particolarmente malviste dalla gente. Alcuni mestieri sono degnissimi ed assolutamente indispensabili, ma un becchino, per esempio, viene sempre additato come uno iettatore, un portatore di sventura e non di rado al suo passaggio la gente si abbandona a riti scaramantici. Certi sentimenti, per alcune categorie, sono spiegabili, ancorché non condivisibili, ma non si capisce proprio perché tutti gli italiani o quasi abbiano in odio i dipendenti pubblici ed in particolare i ministeriali. In verità ciò si comprende con il fatto che essi abbiano nomea di scansafatiche, retribuiti per non fare o, peggio, fare male. Questa, però, sarebbe maggior colpa di chi li amministra o di chi li ha assunti un tempo per mera clientela ed inoltre non sono tutti cattivi lavoratori e tra essi molti sono onesti cittadini e per questo meritevoli di rispetto. Ma tant’è.
Con lo slogan “Roma ladrona” Bossi ha fatto la fortuna sua e del suo partito e quindi la scure del governo si è ora abbattuta sui poveri ministeriali, un po’ per mettere ordine, ma molto per fare demagogia da quattro soldi.
Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha ieri emanato una circolare che rende obbligatoria la presentazione del certificato medico (e per l’amministrazione l’invio della visita fiscale) anche per assenze per malattia di un solo giorno. Probabilmente non eliminerà il problema dell’assenteismo, perché il lavoratore infedele difficilmente si vedrà rifiutato un certificato dal suo medico dichiarando di aver accusato, per esempio, forti dolori addominali, cefalee o magari solo un po’ di diarrea, difficilmente verificabili. Però il nuovo obbligo gli renderà meno gradevole il giorno di ferie aggiuntivo carpito. Il problema semmai nasce per chi è stato male veramente e per questo impossibilitato quel giorno a recarsi dal medico; ci andrà il giorno successivo e naturalmente avrà ora una prognosi di... due giorni.
Brunetta ha poi deciso che lo stipendio del dipendente pubblico verrà decurtato per i primi 10 giorni di assenza, per malattia o permessi. E questo non ci piace proprio. La malattia, quella vera, non può essere punita. Semmai sia compito dello Stato verificare meglio, ma non si può far ricadere le inefficienze del sistema sul lavoratore. Non vorremmo, insomma, che queste disposizioni, accolte con favore dalla gente che pensa così di veder colpiti finalmente gli “odiati” ministeriali, siano il cavallo di Troia per introdurre principi lesivi dei principali diritti dei lavoratori e dei cittadini, come quello di ricevere la solidarietà della comunità in caso di malattia.
Ci sono voluti secoli per affrancare il lavoratore da una condizione di semischiavitù, per costruire quello Stato sociale che è stato vanto e primato italiano nel mondo durante la prima metà del secolo scorso. Potrebbero bastare pochi anni e poche scellerate circolari per ritornare nella preistoria del sindacalismo.
Farebbero poi tutti bene a ricordare che lo Stato non è un’azienda e non deve fare profitti e questa non sembri una frase inopportuna. Andando di questo passo tra poco qualcuno penserà di privatizzare anche i ministeri, qualcuno ha già pensato di trasformare la presidenza del consiglio in “un’agenzia”, e non ci sarebbe certo da stare allegri: sarebbe la fine dello Stato.
Ed è ancor meglio ricordare che lo Stato siamo noi.

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