In attesa che domani il governo riferisca in Par-lamento, esponenti di maggioranza e opposizione continuano a esprimere le proprie opinioni riguardo al conflitto scoppiato giovedì scorso, da quando la Georgia ha attaccato l’Ossezia del Sud, inviando le sue truppe per riconquistare la provincia filo-russa che, negli anni novanta, si era sottratta al suo controllo, proclamandosi indipendente. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, ritiene che non si possa creare una coalizione europea anti-russa, dichiarando che l’Italia, in questo senso, sarebbe vicina a Putin. Il capo della diplomazia italiana ha inoltre spiegato che “sarebbe negativo per l’Europa se si creasse una sorta di coalition of willing contro la Russia, come potrebbe accadere se passasse la proposta polacca, ceca, lituana ed estone di convocazione di un consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo europei sul conflitto in Ossezia”. L’ex socialista sottolinea che l’Europa, per essere un attore politico di peso, dovrebbe fungere da ponte tra Stati Uniti e Russia, evitando che i 27 Paesi membri dell’Ue siano divisi in gruppetti. Inoltre sostiene che l’Italia dovrebbe svolgere un importante ruolo di mediazione, grazie alla sua amicizia coi russi. Infine l’ex ministro della Funzione pubblica ha osservato che questa guerra renderà anche più complicato il consiglio Nato di dicembre, in quanto saranno necessari degli aggiornamenti per l’allargamento alla Georgia. Tuttavia, dopo aver sostenuto con forza l’importanza di far tacere le armi, l’esponente di Forza Italia dichiara che, qualora il Consiglio europeo decidesse di costituire una missione Ue nella regione, l’Italia prenderebbe in considerazione l’idea di mandare i suoi soldati. Affermazione questa che ha mandato su tutte le furie Marco Rizzo, esponente del Pdci, che si è chiesto “perché inviare un contingente italiano in Ossezia? Cosa andrebbero a fare le nostre truppe?”, chiosando che “dopo la dubbia indipendenza del Kosovo, allora secondo lo stesso principio dovrebbero essere indipendenti anche le due regioni della Abkhazia e Ossezia”. Ma l’ex membro del Prc sembra non ricordare che nel 1999 il suo partito, pur contrario al bombardamento Nato sulla Serbia, non fece cadere il Governo D’Alema per impedirlo, ma gli rimase fedele. Chissà che ora abbia compreso la gravità di quel gesto. Sempre dall’opposizione anche Piero Fassino, ministro ombra degli Esteri, espone il suo punto di vista, dichiarando che la tregua deve essere la prima condizione, ma poi bisognerà istituire una conferenza “3+3” per realizzare un patto di stabilità, con l’assistenza dell’Onu e dell’Ocse. L’ex segretario nazionale dei Democratici di sinistra ha sostenuto la necessità di “impedire che l’incendio si propaghi all’intero Cau-caso, in Abkhazia, nel Nagorno-Karabakh e perfino in Moldavia”. Dal centro Pierfer-dinando Casini, numero uno dell’Udc, coglie al volo l’occasione per attaccare il capo dell’opposizione, Sil-vio Berlusconi, sostenendo che come presidente del Consiglio ha il dovere di esprimere le sue valutazioni nelle sedi ufficiali. L’ex presidente della Camera si aspetta che “Berlusconi prenda un’iniziativa seria per fermare la Russia del suo amico Putin” ricordandogli che è in ottimi rapporti anche col presidente della Geor-gia, Mikhail Saakashvili. Infine Casini accusa Putin di essersi mostrato totalmente irresponsabile, in quanto “invece di contenere gli attacchi ha cercato di allargare il conflitto, coinvolgendo anche l’altra regione autonoma, l’Abkhazia” e definisce il predecessore di Medvedev “un bullo di quartiere che sfascia tutto”. Parole pesanti, che vanno in controcorrente rispetto alla risposta più diplomatica data dalla Farnesina.
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