Il governo di Khartoum ha accettato di istituire tribunali speciali nel territorio nazionale per individuare e processare i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità, commessi in Darfur nel 2003. I tribunali saranno supervisionati dalla Lega Araba, l’Unione Africana e le Nazioni Unite. Il piano è stato elaborato dalla Lega Araba, dopo un fine settimana di intensi lavori dei 22 ministri degli Esteri, e presentato dal segretario generale Amr Moussa alle alte cariche sudanesi, lunedì scorso, durante la sua missione a Khartoum per risolvere la crisi diplomatica con il Tribunale penale internazionale. La notizia è stata resa nota dalla stampa locale, che ha riportato le dichiarazioni di Isham Youssef, funzionario dell’organizzazione araba, al termine dei colloqui svoltisi, martedì, nella capitale sudanese. “Il governo istituirà dei tribunali speciali incaricati di indagare e processare i responsabili di presunti crimini che saranno sottoposti alla giustizia del loro Paese”, ha dichiarato il diplomatico. Se il Sudan procederà con la creazione di questi organi giudiziari, “ la Lega araba si recherà al Consiglio di Sicurezza per chiedere la sospensione delle procedure invocate contro il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir”. Unica clausola, imposta da Khartoum, è che “ gli imputati saranno individuati dai tribunali sudanesi, gli unici chiamati a decidere chi dovrà rispondere alle accuse”. Youssef ha fatto capire che il piano non implica la messa sotto accusa dell’ex ministro per gli Affari umanitari, Ahmed Haroun o del generale dell’esercito Ali Lustayb, oggetto di diatriba tra il Sudan e il tribunale internazionale, che nel 2005 emanò una condanna contro di loro per i crimini di guerra commessi, due anni prima, in Darfur. L’approvazione del piano, rispettoso del principio di sovranità, ha suscitato l’approvazione del Sud-Sudan, che attraverso le parole del suo presidente Salva Kiir Mayardit, ha invitato il Tpi a “ sospendere eventuali pene contro al- Bashir per consentire il raggiungimento di una pace definitiva tra Nord e Sud del Paese”, annunciando un’iniziativa di solidarietà per la causa sudanese. Unendosi al coro di voci, il governo di Asmara, timoroso che la crisi possa far saltare la pace tra Nord e Sud, ha definito, in un comunicato, diffuso ieri, “un insulto” le accuse profilate dal Tpi contro il presidente sudanese. Intanto, al-Bashir ha iniziato la sua criticata visita ufficiale in Darfur. Il viaggio è una risposta di Khartoum per contestare, a distanza di dieci giorni, le accuse lanciate contro il presidente dal procuratore generale del Tpi, Luis Moreno-Ocampo, che ha richiesto un mandato d’arresto contro il presidente sudanese, incriminato di “aver ordito il genocidio delle popolazioni Fur, Masalit e Zaghawa” e di “crimini di guerra e contro l’umanità” commessi in Darfur. “Le dichiarazioni di Moreno-Ocampo non ci fermeranno nel perseguire in nostri obiettivi, perché siamo gente di pace, e gli unici che possono riportare la pace in questa regione” ha dichiarato il presidente, rispondendo pubblicamente alla condanna della Corte penale internazionale. Questa “cospirazione di forze esterne cerca di confonderci e vanificare i nostri successi” ha tuonato il Capo di Stato, assicurando il suo impegno per la costruzione di scuole, università, strade e infrastrutture nella regione occidentale. Una promessa per ottenere la benevolenza e il sostegno della popolazione del Darfur, utile nella sua lotta contro il Tribunale internazionale. Il Capo di Stato sudanese, ieri a el- Fasher, dove si trova il quartiere generale della forza mista Onu-UA, proseguirà il suo viaggio di due giorni a Niyala nel sud ed El-Jenina nell’ovest del Darfur, incontrandosi con i responsabili di missioni umanitarie e campi di assistenza.
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