Le “illazioni” sui delicati argomenti trattati in una “seduta segreta e notturna”, il 13 marzo scorso, della Camera dei rappresentanti della potenza che governa l’Occidente (e gran parte del resto del mondo) continuano a suonare veritiere ai nostri orecchi e al nostro cervello e concordiamo con l’attento e puntuale Maurizio Blondet. Anche se, a dar retta al presidente Francesco Cossiga, un esperto, si tratta soltanto della solita “fiction” di giornalisti a caccia di incubi. I fatti più o meno noti sono questi: quel giovedì notte, su richiesta repubblicana, i rappresentanti Usa, in seduta segreta e notturna – un evento verificatosi nella storia nordamericana, pare, soltanto quattro volte – avrebbero discusso una proposta di legge democratica tesa a togliere un’immunità retroattiva, voluta da Bush, sulle intercettazioni telefoniche. Secondo Bush la proposta “minacciava” la sicurezza nazionale e la Casa Bianca era pronta ad usare il veto presidenziale per bloccarla. Come nota Blondet non soltanto è quantomeno strano che nella “democrazia-modello dell’Occidente” il parlamento tenga sedute segrete, ma il “lato agghiacciante è che – a parte un comunicato di poche righe dell’Associated Press - l’intera stampa americana ha scelto di ignorare il fatto; e che a dare rilievo alla notizia è stato solo lo... Australia’s National Website, un notiziario di Brisbane”, un notiziario australiano. L’agenzia ufficiosa edita nell’altra parte del mondo è stata anche l’unica a porsi le domande che il fatto doveva suscitare. Riportiamo sempre Blondet: “Secondo gli australiani, diversi rappresentanti sono usciti dalla sessione segreta «così furiosi e preoccupati dal futuro del Paese, che hanno lasciato filtrare qualche informazione». I rappresentanti avrebbero ascoltato dettagli su «l’imminente collasso dell’economia USA previsto per settembre 2008, l’imminente collasso delle finanze statali per febbraio 2009, la possibilità di guerra civile in USA come conseguenza del crollo» economico. Si sarebbe parlato anche di «retate anticipate di cittadini USA insorgenti» e della loro detenzione in campi di concentramento (denominati REX 84) già costruiti sul territorio. Ai membri del Congresso sarebbero stati promessi «luoghi sicuri» di residenza per sè e le famiglie durante i disordini. Sarebbe stata avanzata la «necessità ineludibile della fusione degli USA col Canada e il Messico» - l’uno perchè possiede le necessarie materie prime, l’altro per la manodopera a basso costo - in una nuova unione, con una nuova moneta, l’Amero, a sostituire il dollaro ormai liquefatto”. Come già dicevamo, il presidente Cossiga potrebbe aver ragione e dichiarare che si tratta di una “fiction” elaborata dai soliti giornalisti a caccia di incubi. Ma è anche vero, presidente, che la bolla americana sta per implodere. Gli stessi esperti d’oltre-Atlantico sfornano analisi con perdite bancarie e finanziarie per almeno un decimo del pil Usa (stima ufficiale 400 miliardi di dollari, proiezioni del Bridgetwaters Ass. - uno dei maggiori fondi speculativi - per quattro volte in più: 1600 miliardi di dollari). E dichiarano che i crediti bancari a rischio – dai mutui alle carte di credito – veleggiano negli Usa verso i 27 mila miliardi di dollari, oltre il doppio del pil di Matrigna Amerika. Mentre i dati indicano che nel 2008 sono aumentate del 33% le aziende Usa in fallimento. Non c’è certo bisogno di sedute parlamentare segrete per discutere della catastrofe che si avvicina. Ma forse servono per accentuare ancora di più gli strumenti dittatoriali (Patriot Act) già a disposizione della Casa Bianca. Non Le pare signor presidente?
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