Sulla riforma delle intercettazioni il clima politico è sempre infuocato. L’invito di Di Pietro al capo dello Stato a non firmare la probabile legge sulle intercettazioni che la maggioranza si appresta a varare riaccende le tensioni tra i due Poli. “Adesso che arriva il momento della firma della legge sulle intercettazioni -questo l’invito di Di Pietro- visto che in Parlamento la voteranno tutti con la mano alzata come soldatini il presidente si chieda se questa legge sia davvero costituzionale o se umilia la funzione della giustizia costituzionalmente garantita uguale per tutti”. Va ricordato che proprio in questi giorni l’ex pm è stato iscritto nel registro degli indagati per aver pronunciato frasi offensive nei confronti del capo dello Stato, definendo il suo silenzio sulla riforma delle intercettazioni come un silenzio mafioso. “Io risulto denunciato -ha concluso Di Pietro - da uno degli avvocati di Berlusconi per aver detto che il Lodo Alfano umilia le nostre istituzioni, e avrei preferito e preferirei che il Capo dello Stato su questo tema, come sulle intercettazioni, possa intervenire”. L’inquilino del Colle seguirà l’invito dell’ex pm? Per il momento le campane del colle tacciono. Non poteva, però, mancare lo squillo forzista. Difatti, il portavoce di FI, Capezzone ha detto che il richiamo dell’ex pm al capo dello Stato è intimidatorio. “Capisco che -ha proseguito- cerchi disperatamente, alzando questo polverone, di nascondere i suoi guai familiari e di partito, ma è indecente che l’ex pm usi il Quirinale e il nome del presidente della Repubblica per fare questo giochino”. Nel frattempo, il presidente del Consiglio ha annunciato, per l’ennesima volta, che la riforma sulla Giustizia è pronta. E prevede in primo luogo, sempre stando alle suddette dichiarazioni del Cavaliere, la separazione delle carriere e degli stessi ordini togati. Nel merito della riforma, Berlusconi ha spiegato che i pm verranno chiamati “avvocati dell’accusa, con concorsi diversi dagli altri e per parlare con un giudice dovranno prenotare un appuntamento e bussare alla porta con il cappello in mano come fanno oggi esattamente gli avvocati della difesa”. Sulla separazione dei ruoli tra pm e organo giudicante si può essere d’accordo ma sulla riforma della norma che regola le intercettazioni ci sembra più che altro un modo per vanificare le le inchieste dei pm e dei loro consulenti. Va ricordato che la clausola posta dal presidente del Consiglio ovvero le intercettazioni saranno possibili solo a seguito di gravi prove di colpevolezza dà un chiaro segnale di dove si va a parare. E anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa sembra ribadire questa volontà. “Oggi -ha sostenuto l’alleanzino- al magistrato è consentito di fare pesca a strascico per via elettronica, mettendo sotto intercettazione tutte le persone in contatto con un certo ambiente e vedendo cosa ne viene fuori. Una cosa molto diversa è avere indizi sulla possibilità di un reato e intercettare le persone per un breve periodo di tempo”. In verità, i gravi indizi di colpevolezza saranno una palla al piede dei pm, come De Magistris che avranno sempre più paletti nell’utilizzo delle intercettazioni.
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