Si sa. Le regole dell’attualità mediatica e globalizzata sono ferree: l’informazione, le notizie, si susseguono e si cannibalizzano l’una dopo l’altra e dell’avvenimento di due giorni prima non se ne parla più. A meno che non si tratti di questioni, diciamo così, “sensibili”, come la fallita crisi iraniana, progettata per destabilizzare la presidenza Ahmadinejad, o la sempiterna caccia all’antisemita di turno, sia esso un nazionalista nero – che rivendichi la supremazia della sua nazionalità africana sulla sua cittadinanza francese - come Kemi Seba o un ricercatore storico che si permetta di “rivedere” alcuni dogmi mettendo in dubbio eventi di propaganda spacciati per verità. Restiamo ad alcune delle notizie più recenti subito archiviate dalla “grande informazione”. Il 28 giugno l’esercito honduregno arresta e caccia il legittimo presidente (liberale) di Tegucigalpa, Manuel Zelaya, e lo sostituisce con il (liberale) più duttile Roberto Micheletti, le televisioni e la stampa d’occidente parlano del golpe un paio di giorni, poi tutto tace. Agli inizi di luglio giunge l’eco di una rivolta nel Xinjang, l’estrema provincia turcofona e islamica all’occidente della Cina. Moti sanguinosi e violenze impongono addirittura alla delegazione cinese in Italia per il vertice del G8 un immediato rientro a Pechino. I riflettori dei media restano puntati su quella regione il tempo necessario per lanciare un messaggio sulle minoranze etniche oppresse dalla maggioranza han, con un “memento” sui disordini “zafferano” di Lhasa, nel Tibet del 2008, e poi sugli Uiguri, e sulla loro capitale Urumqi, cala un silenzio tombale. Stendiamo un velo pietoso sulle stragi in Pakistan, dove da un paio di mesi dei “droni” senza pilota sganciano bombe su obiettivi civili, sulle cruente offensive “umanitarie” degli atlantici in Afghanistan e in Iraq, sulle guerre senza fine in Africa, dalla Somalia allo Zimbabwe, o sulle censure programmate delle rivolte anti-orangiste nell’Irlanda del nord. Un pizzico di attenzione in più si sono meritati i terroristi dell’Eta, ma soltanto per la sopravvenuta beffa della seconda raffica di attentati alle Baleari. Oscurate tali quisquilie, l’attenzione dei sudditi viene opportunamente deviata su ben più importanti eventi – di cronaca, di sport, di spettacolo e del tempo libero - narrati dai signori corrispondenti e dalle signorine inviate tra uno scorrere di immagini con voce impostata e accelerata in modo da trasmettere il giusto equilibrio tra tensione e conoscenza. Un ritmo sul quale anche la prosa su carta si adegua. E degli uiguri o degli honduregni, dei pakistani e degli afghani, degli iracheni e dei somali? Se ne parlerà un’altra volta. Quando farà piacere allo zio Sam.
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