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Il giro di vite

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Domenica 9 Agosto 2009 – 10:22 – Andrea Angelini stampa
Il giro di vite

E’ l’onda della contestazione popolare che ha imposto ai governi statunitense e francese il giro di vite sulle gratifiche decise da alcune banche a favore dei propri dirigenti nonostante l’acclarata (anche) loro responsabilità nella recente crisi finanziaria che ha scosso l’Occidente.
Un prolungarsi dell’atteggiamento servile fin qui dimostrato da Washington e Parigi - e non solo... - nei confronti dell’alta finanza, salvata, almeno fino ad oggi, dalla sua stessa crisi con iniezioni di liquidità pubbliche (e cioè tratte dalla tasca di ogni non responsabile cittadino contribuente francese o americano), non avrebbe certo pagato i suoi alabardieri.
Negli Usa come in Francia l’iniziativa ha interessato infatti due banche che si erano trovate in serie difficoltà a causa delle proprie speculazioni e che si erano salvate dal fallimento solamente grazie agli enormi aiuti di Stato ricevuti.
La Goldman Sachs, la banca nel cuore dello speculatore Soros e di Romano Prodi e Mario Draghi (che ne è stato alto dirigente) aveva ricevuto 10 miliardi di dollari a causa di una situazione finanziaria e patrimoniale spaventosa in cui la avevano cacciata le proprie speculazioni sui titoli derivati.
La ex banca d’affari obbligata da Obama a trasformarsi in banca commerciale in cambio dei soldi ricevuti ha messo però pochi mesi per rimettersi in gioco e registrare un utile tanto da poter restituire il prestito e tornare a fare il gioco preferito di prima, cioè speculare sull’andamento del prezzo delle materie prime.
Come aveva già peraltro fatto in campo valutario nel 1992 contro l’Italia speculando con scommesse al ribasso sulla lira e determinando la svalutazione della moneta nazionale.
In Francia stesso discorso per la Bnp-Paribas gratificata da aiuti per 5 miliardi di euro e che una volta tornata in attivo ha pensato bene di accantonare in bilancio una quantità abnorme di risorse da destinare ai propri dirigenti.
Se i due governi si sono mossi in maniera stranamente così decisa significa che entrambi hanno testato gli umori dell’opinione pubblica nei riguardi di banche e società finanziarie.
Le persone che hanno appena perso il lavoro o che sono state buttate fuori di casa per la sopravvenuta incapacità di pagare i mutui contratti con la truffa dei tassi variabili, non possono infatti accettare che restino al proprio posto gli speculatori responsabili del disastro generale e di riflesso delle loro disgrazie.
A far riflettere i vari Obama e Sarkozy non sono state soltanto le crescenti disoccupazione e povertà di massa.
Sono state soprattutto le aggressioni avvenute in Francia da parte dei dipendenti contro i managers responsabili del loro licenziamento. O a Londra l’assalto contro la casa del presidente di una delle prime banche del Paese.
Segnali chiari di un disagio e di una rabbia sociale capace di tramutarsi in una vera rivolta.

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