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L’incertezza regna a Tegucigalpa

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Venerdi 31 Luglio 2009 – 10:10 – Alessia Lai stampa
L’incertezza regna a Tegucigalpa


Nessun passo avanti nella crisi honduregna. L’impressione è sempre più quella che il piano dei golpisti stia funzionando. Si rischia infatti di arrivare a nuove elezioni senza che la costituzionalità, che significa la restituzione di Zelaya alle sue funzioni, sia stata ristabilita nel Paese centroamericano.
Il mediatore incaricato dagli Usa, il presidente del Costa Rica Oscar Arias, ha affermato che i governi stranieri devono mantenere le sanzioni contro il gruppo golpista che ha preso il potere a Tegucigalpa per favorire, possibilmente con un accordo, il rientro del legittimo presidente del Paese. Ma se l’unanime condanna internazionale, il ritiro di numerosi ambasciatori, il congelamento di molti prestiti, non hanno ancora ottenuto nulla, non è facile pensare che i golpisti possano cambiare atteggiamento, almeno a breve e senza che accada qualcosa di eclatante.
Per dirla in parole povere, senza una vera insurrezione dall’interno sarà difficile per Zelaya tornare a Tegucigalpa. Soprattutto se l’esercito continua ad appoggiare l’esecutivo de facto. La dichiarazione dei giorni scorsi in cui le Forze Armate honduregne affermavano di adeguarsi all’Accordo di San Josè avevano fatto sperare in un cambio di direzione, ma finora i soldati dell’Honduras hanno obbedito all’ordine di arginare e reprimere ogni manifestazione in favore del rientro di Zelaya. Secondo alcune fonti latinoamericane, all’interno dell’esercito si starebbero formando dei gruppi dissidenti rispetto alla linea voluta dal generale Romeo Vázquez: Prensa Latina parla di un gruppo, il “Movimiento Oficiales Superiores y Subalternos de las Fuerzas Armadas de Honduras”, che il 29 luglio scorso avrebbe criticato la politicizzazione dell’istituzione da parte del capo dell’esercito, il generale Vázquez. Si tratterebbe di un gruppo di ufficiali dell’esercito che, per ovvie regioni, non ha reso pubblici i nomi dei suoi appartenenti. Un documento dei soldati dissidenti avrebbe iniziato a girare via posta elettronica, nella sera di mercoledì, tramite il “Frente Nacional contra el golpe de Estado” e altre organizzazioni vicine al movimento di resistenza pacifica sorto in Honduras contro il colpo di Stato. Nel testo i militari accusano “i politici, in accordo con la giunta dei comandanti” di aver “coinvolto le Forze Armate e deteriorato la buona immagine che avevamo davanti al popolo honduregno”.
“Il signor capo di stato maggiore congiunto, generale Vásquez, ha politicizzato l’istituzione, contravvenendo al mandato costituzionale di essere apolitici”, si legge nel comunicato, in cui si parla anche di un gruppo di imprenditori che avrebbe raccolto 30 milioni di lempiras (più di 1 milione e mezzo di dollari) per distribuirli alla giunta dei comandanti, cosa in aperto contrasto con il decoro e i principi militari.
“Dichiariamo che le Forze Armate non sono gendarmi di nessun gruppo economico o elite, ma stiamo con il popolo perché la maggioranza dei suoi membri, tanto ufficiali quanto la truppa, provengono dalle viscere del popolo, non siamo un esercito di casta”, afferma il gruppo di militari.
Se una parte consistente delle Forze Armate rifiutasse di seguire gli ordini corrotti di Vázquez ci si potrebbe avvicinare alla soluzione della crisi, ma finora l’esercito ha solo obbedito alle direttive governo golpista di Micheletti. Non a caso Manuel Zelaya ha duramente attaccato le Forze Armate affermando che i soldati dell’esercito dell’Honduras sono “vigliacchi”. Parole dette in occasione della nascita delle milizie popolari, da Ocotal, in Nicaragua, dove “Mel” ha posto la sua “base opreativa”. “Voglio tornare a Tegucigalpa con un accordo politico, certo - ha affermato - ma anche perché il popolo ha vinto la battaglia e mi ha riportato alla presidenza”.

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