Mentre nelle pagine di cronaca politica nazionale incalza la “nuova” questione meridionale, si è svolto in Sardegna il consueto meeting organizzato dal partito indipendentista Irs, acronimo che sta per Indipendentzia Repubrica de Sardigna. La manifestazione intitolata “Festa Manna”, giunta ormai alla sua sesta edizione ed ospitata nel comune di Milis in provincia di Oristano, ha promosso il bisogno di un nuovo modello di autonomia e sviluppo alternativo a quello concesso con lo Statuto Speciale nel 1948. Una necessità che appare sempre più impellente agli occhi di molti sardi, da troppo tempo abituati a subire soprusi e raggiri dal governo centrale, qualunque sia il suo colore politico. Ultimo in ordine di tempo, il Dpef che sta per essere licenziato dalle Camere. Il documento, passato a Montecitorio solo grazie all’imposizione del voto di fiducia, destina all’Isola solamente 18 milioni di euro nel prossimo triennio – cifra definita una “elemosina” dagli stessi deputati sardi eletti nelle liste del Pdl - per la realizzazione di importanti infrastrutture. Una su tutte: la superstrada Sassari-Olbia. L’attuale arteria che collega il sassarese alla Gallura è considerata una delle lingue d’asfalto più pericolose d’Italia, soprattutto durante la stagione estiva. Periodo in cui si riversano sulle sue due corsie – una per senso di marcia – le auto dei vacanzieri che intendono spostarsi dalla Costa Smeralda a Sassari e viceversa. L’Anas avrebbe dovuto mettere in sicurezza la carreggiata in concomitanza con il G-8 che si sarebbe dovuto svolgere sull’isola de La Maddalena, però, a seguito dello spostamento del congresso a L’Aquila, anche i denari stanziati per la Sassari-Olbia sono stati dirottati in Abruzzo. Francesco Sedda, dirigente dell’Irs e docente universitario a La Sapienza, ha definito il periodo attuale come “un passaggio storico e politico importante per la Sardegna, caratterizzato da un atteggiamento di disimpegno da parte dello Stato italiano in merito alla grave crisi occupazionale che affligge i sardi ed, anzi, caratterizzato da una voracità nei confronti delle risorse dell’Isola, prese e mai restituite”. Il partito indipendentista non ha infatti mai risparmiato dure accuse nei confronti dell’amministrazione nazionale e regionale relativamente alla gestione del patrimonio naturale sardo. Furono proprio i militanti dell’Irs a scoprire che nella zona industriale di Porto Torres si nascondeva una immensa discarica di materiali tossici accumulati per decenni senza che nessuno intervenisse per fermare uno scempio che ha finito per compromettere definitivamente le falde acquifere. Un impegno rinnovato quest’anno con la proiezione di una video-inchiesta relativo alla miniera d’oro di Furtei, piccolo centro del Medio-Campidano. Qui, sulla collina che sovrasta l’abitato, è presente una vera e propria bomba ecologica. Un vascone contente gli scarti prodotti durante l’attività estrattiva, fluidi in cui la percentuale di cianuro è elevatissima. Fino a questo momento, solo gli indipendentisti sono stati vicini alla popolazione locale che teme che il pericoloso elemento contenuto tra i reflui della miniera possa contaminare i loro terreni e conseguentemente entrare nella catena alimentare del bestiame che su quei terreni pascola. Il panorama indipendentista sardo è tutt’altro che un fenomeno di folklore. I movimenti stanno dimostrando di avere una buona organizzazione e di essere in grado di ottenere la fiducia dei sardi. Alcuni esponenti dell’Irs siedono infatti in diversi consigli comunali ed il suo leader Gavino Sale – attualmente consigliere della provincia di Sassari – è arrivato a sfiorare un seggio al Consiglio regionale di Cagliari in occasione delle elezioni dello scorso febbraio. La presenza di numerosi leader indipendentisti provenienti da altre parti d’Europa, dai corsi ai catalani, ha permesso di sviluppare a margine della festa una riflessione storico-filosofica sulla Sardegna che abbia come obiettivo quello di creare una sempre maggiore coscienza identitaria nel popolo sardo, nonché la consapevolezza di essere stati un tempo liberi ed artefici della propria storia e di poter tornare ad esserlo. Un passaggio che appare oggi molto difficile. La Sardegna entra ormai nell’agenda dell’esecutivo solo per la gestione delle emergenze che la affliggono. Compito del bravo amministratore sarebbe invece quello di evitare che si arrivi ad un punto di non ritorno. |