L’Unione europea, oggi appare ogni giorno più chiaro, è una espressione mercantile di un alto e, sia consentito, di un altro concetto politico. I Paesi in cui la “costituzione europea” viene sottoposta a referendum, per ultimo l’Irlanda, hanno ampiamente dimostrato come i popoli europei non condividano affatto la struttura della Unione Europea. Purtroppo in Italia, a differenza di Irlanda, Francia e Olanda non è consentito di esprimersi attraverso un referendum. Ma è bene riprendere una polemica sviluppata nel periodo interbellico sul concetto di Europa. Romani Ranero nel suo saggio “L’idea dell’integrazione europea dalle origini al secondo dopoguerra”, mette in evidenza l’importanza di Aristide Briand, ministro degli esteri francese a più riprese tra il 1921 e il 1932 come precursore della Unione Europea. Briand il 5 settembre 1929, nella duplice funzione di primo ministro e ministro degli affari esteri, pronuncia un discorso a favore di una integrazione europea e nel 1930 propone di creare una struttura europea che limiti la sovranità degli Stati per conferirla ad una nuova struttura di stampo europeo. La proposta viene respinta da tutti gli Stati europei eccetto Francia, Bulgaria e Jugoslavia. Dobbiamo forse chiederci quale Europa volesse lo statista francese? Naturalmente un’Europa liberale e liberista modellata sull’esempio degli Stati Uniti d’America. Una Europa molto simile alla attuale Unione Europea che, non a caso, adotta una bandiera coloniale angloamericana. Ma probabilmente il piano Briand viene proposto troppo presto: il neocolonialismo non si è ancora impadronito del nostro continente. Il ministro francese dichiara alla società delle nazioni, di cui è un fervente sostenitore “Evidentemente l’associazione opererà soprattutto nel settore economico”, come – poi - dovevasi dimostrare. Intanto nasce a Roma il 15 giugno 1875, Paolo Orano, da Giuseppe e Maria Fiorito Bertì (Morirà a Padula nel campo di detenzione statunitense nel 1944). Orano reagisce allo schema proposto da Briand e fonda nel 1932 una rivista chiamata “Antieuropa”. Orano in realtà, più che contro l’Europa si schiera contro il liberismo per una sovranità monetaria che non può, come accade oggi, essere espropriata dai poteri forti; vuole veder nascere un’Europa che sia il prodotto delle molteplici Nazioni Europee e non una indistinta società multietnica come gli Stati uniti. La vita di Paolo Orano è coerente con i suoi ideali. Dopo la laurea in filosofia comincia l’insegnamento nei licei. Prima della Grande guerra diventa redattore de “L’Avanti” e sindacalista rivoluzionario seguace di Sorel. Fonda un giornale sindacale “La Lupa”. Socialista, ma anche convinto nazionalista, si arruola volontario durante il conflitto 1915-1918. Dopo la guerra aderisce al fascismo. Insegna storia e dottrina del fascismo all’ateneo di Perugia di cui diviene rettore. Scrive molti libri di sociologia, politica, critica storica e letteraria. Ottiene, nel 1939, la nomina a senatore del Regno. Dopo l’otto settembre viene internato a Padula nel campo di prigionia riservato ai fascisti irriducibili dove trova la morte. La sua militanza politica esprime la volontà di coniugare Socialismo e Nazione. L’Europa di Orano non è in realtà un’antieuropa ma un’altra Europa. L’Europa dei popoli e dei lavoratori non l’Europa senz’anima dei poteri finanziari. Certamente quella polemica con Briand è in parte datata. Ciò che oggi può interessare sono le linee ideali di questo dibattito. Le polemiche relative al progetto Briand oramai sono solo una curiosità storica. Rimane però una diversa concezione del ruolo del Vecchio Continente. Briand è il precursore della attuale Unione, dell’Europa di Maastricht, della visione “euroatlantica”; Orano è il precursore di una Europa socialista e nazionale, romantica forse, ma che è destinata a essere l’Europa del domani. Per sottolineare il contrasto con gli orientamenti di Briand, è sufficiente citare un brano del discorso sull’Europa tenuto da Orano, nel novembre del 1932, che dimostra il carattere politico e non meramente economico che il Nostro dà all’Europa: “un’Europa simile ad un Impero. Interessi comuni, obiettivi comuni ed un solo linguaggio politico, cioè precisamente l’opposto di quanto avviene oggi dove ognuno parla un linguaggio politico diverso che gli è proprio e che sembra incomprensibile agli estranei”. Parole profetiche. Sembrano scritte nel 2009. |