L’annunciata rivoluzione liberale, osannata 15 anni or sono dal Pdl, non c’ è stata. La politica si è attribuita un potere anticostituzionale, contando su un consenso che in un Paese normale non dovrebbe avere. Il degrado del sistema coincide con un ordinamento politicamente illiberale al servizio di una casta inattaccabile. La giustizia è utilizzata per scopi personali, perché le aule del Parlamento servono a evitare quelle dei tribunali. La magistratura sta diventando, con le sue correnti, una brutta copia della partitocrazia. Si è creata un’ibrida democrazia spacciata per giustizia sociale che con il sociale non ha nulla da spartire. La democrazia è in pericolo, il ripristino deve passare per l’azzeramento totale. Nel liberismo appoggiato come seducente terapia per il commercio, il furto è diventato la regola. Il potere economico, ha fatto il bello e il cattivo tempo, infischiandosene della libera concorrenza e dei conflitti d’interesse, trasformandosi in “cupole blindate”. La ricchezza creata al servizio del sociale, l’avanzamento planetario verso un miglior tenore di vita, è una fiaba di cui la maggioranza degli italiani non beneficia. Gli interventi che il governo ha messo in atto per fronteggiare la crisi, sono palliativi insufficienti. I lavoratori del settore privato, in caso di licenziamento, riceverebbero un sussidio di poche centinaia di euro al mese. Una “riforma organica”, deve essere rinviata a tempi migliori, come dire: “... signori, al momento c’è la crisi e nelle casse statali non c’è un centesimo, quindi...”. La crisi, la subiscono i lavoratori italiani, che guadagnano rispetto ai colleghi inglesi il 44% in meno. La ramanzina dell’OCSE è chiara: le tasse sono troppo alte, la produttività scarsa, costo del lavoro alle stelle e poca attenzione alla famiglia. Gli stipendi italiani viaggiano su medie sensibilmente inferiori al resto d’Europa. Cifre che vedono lo stivale al 23 posto su 30 Paesi. A differenza dei profitti, i salari nazionali, sono fermi al 2001. Per l’occupazione è un momento drammatico e il peggio deve ancora venire. La recessione andrà avanti a senso unico, a beneficio di pochi a danno di molti. Guardando la realtà, è difficile conciliare fiducia è ottimismo, perché nessuno crede all’adeguamento dei salari italiani a quelli europei. Il quadro presentato dagli analisti economici (per ovvi motivi), è sempre migliore di quello percepito nella vita quotidiana da ognuno di noi. Gli stipendi da “fame”, inculcano un atteggiamento di prudenza, ci fanno sentire poco fiduciosi, al punto da temere nuovi tagli alle già precarie entrate. Sperare nel rilancio dei consumi, con buste paga anoressiche, vuol dire mistificare la realtà. Lo sfascio nazionale, è attribuibile anche a una sinistra inutile, deviata, frammentata e sparpagliata: una forza? No. Un vuoto compresso dove prevale soltanto la polemica. Intanto, nel Paese le tensioni aumentano, le proteste non risparmiano nessuno, nemmeno i sindacati. A Milano, il 19% dei lavoratori ha un contratto atipico, si organizzano da soli. E’ la crisi di un sistema, che non ha più credibilità e quindi non ha possibilità di riemergere. C’è da ricostruire non solo l’Abruzzo ma l’Italia intera. |