Nonostante i continui tentativi di Berlusconi di puntare sull’ottimismo, la crisi economica è sempre presente e le famiglie italiane ne sono duramente colpite. Basti vedere alcuni dati diramati ieri dal Comune di Vicenza: le nuove domande di contributi economici formalizzate agli uffici dell’assessorato ai servizi sociali sono aumentate del 47 per cento, passando dalle 81 nuove domande del primo bimestre 2008 alle 118 di gennaio-febbraio 2009.
Questi dati sono stati diffusi negli stessi giorni in cui l’Istat ha rilevato che, in Italia, una famiglia su cinque è “in difficoltà” e che “quasi il 7% non riesce ad arrivare alla fine del mese”. E il Comune di Vicenza “sta ricevendo dalla società civile e dalla comunità religiosa segnali di forte preoccupazione” a fronte dei quali sta cercando di dare alcune risposte concrete.
E poiché negli ultimi tempi i segnali più gravi di disagio sono venuti da famiglie di immigrati, il Comune ha deciso di intervenire a favore di questi ultimi. Pescando dai 300 mila euro del Fondo di solidarietà, individuato nel bilancio comunale 2009 proprio per far fronte all’emergenza crisi, la Giunta Variati ha deciso di destinare 50 mila euro al sostegno dei progetti della Caritas di “accompagnamento a contesti sociali d’origine”: si tratta, in parole povere, dell’assistenza e dell’accompagnamento ai nuclei familiari di immigrati che, di fronte alla perdita del lavoro e alle crescenti difficoltà economiche, decidono di tornare nei paesi d’origine.
La delibera, presentata dall’assessore comunale al Sociale Giovanni Giuliari, è stata approvata mercoledì scorso dalla Giunta: “La precarietà economica e abitativa sta minando le aspettative di molte famiglie immigrate di avere migliori condizioni di vita - sottolinea Giuliari -. A volte mettono in discussione la scelta fatta a suo tempo di cercare fortuna in Italia e decidono di tornare nel paese d’origine. Ma hanno un problema: non dispongono delle risorse economiche necessarie”. Ed è per questo motivo che la Caritas diocesana ha avviato da qualche anno un progetto di accompagnamento socio-economico, per affrontare il senso di fallimento che colpisce i migranti che vedono svanire i loro progetti. Con questo progetto la Caritas, dal 2004, ha accompagnato 75 persone o famiglie nel rientro nei loro paesi. “Il Comune - spiega la delibera - per prevenire l’instaurarsi di situazioni di emarginazione che comporterebbero la presa in carico dai servizi sociali con elevato esborso economico”, ha deciso di “collaborare con la Caritas erogando un contributo di 50 mila euro”.
Tale fondo di solidarietà ha pure permesso di avviare, con 50 mila euro, una linea di microcredito partecipando al fondo di garanzia del progetto “Microcredito etico-sociale” attivato dalla Caritas attraverso l’associazione Diakonia. Gli altri obiettivi sono l’aumento degli interventi per fronteggiare l’emergenza abitativa e l’aumento dei contributi a famiglie con minori e anziani soli.
Certamente tale iniziativa è positiva. Permettere a degli immigrati, venuti nel nostro Paese per essere trattati come schiavi, di tornare nella propria terra d’origine è un’iniziativa apprezzabile. Molto meno il fatto che vengano stanziati fondi a favore di un’associazione privata, la Caritas, che da sempre sopravvive sulle spalle dei moderni schiavi della gleba. Sarebbe stato meglio che il Comune avesse agito direttamente, invece che tramite i soliti terzi. E così si è fatto complice dell’inganno della solita propaganda antirazzista, che, dietro il paravento di parole buoniste, non fa altro che lucrare sulle disgrazie di questi disperati.