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L'olio dipietrista

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Mercoledì 13 Maggio 2009 – 16:09 – Michele Mendolicchio stampa
L'olio dipietrista



Il leader dell’IdV, Antonio Di Pietro lancia l’ennesimo allarme sulla deriva autoritaria di questo governo. L’obiettivo dell’ex pm è quello di scuotere le coscienze degli intellettuali per catalizzare una forte opposizione contro Berlusconi, ritenuto prossimo ad assumere le sembianze di un dittatore sudamericano. “Avere il coraggio di metterci la faccia”, questo l’appello di Di Pietro rivolto alla stuola di professorini che non hanno il coraggio… di uscire dal guscio.
“Il rozzo, il villico, l’illetterato, il plebeo, che studiava di notte per prendersi una laurea”, così l’ex pm si è raccontato in un convegno di letterati. L’intento è quello di convincere nuove facce del mondo intellettualoide ad entrare nel suo partito. Ma non è certo mettendo docenti universitari e scienziati che il suo partito possa crescere e possa soprattutto ottenere il consenso dei cittadini. Questo consenso gli è stato concesso negli anni di Tangentopoli grazie al suo accanimento nei confronti di quella politica invischiata nelle tangenti. Salvo lasciare immacolato il solo ex Pci, totalmente indaffarato in quel malaffare tangentistico. Ma quello era un sistema dettato dal bifrontismo della guerra fredda e quindi andava sanzionato politicamente e non giudiziariamente. Invece arrivò il pool di Mani pulite a cambiare il corso della politica e a cambiare soprattutto le forze in campo. Ora il consenso non è più lo stesso. Anzi il dipietrismo non fa più breccia nei cuori dei giustizialisti. La gente si sta sempre più rendendo conto che il male assoluto non è Berlusconi o il fascismo ma il suo protagonismo insulso e senza alcun programma politico decente su temi importanti, in primis l’immigrazione.
Comunque non si capisce questo appello del segretario dell’IdV, rivolto a captare nuove facce del mondo scientifico e intellettuale.
Dopotutto di professorini ne ha già diversi, da Pancho Pardi a Nicola Tranfaglia, dal drammaturgo Giorgio Pressburger all’antropologa Luisa Capelli, per finire alla candidatura del filosofo Vattimo. Insomma l’ex pm è in cerca di nuovi volti del mondo accademico per catapultarli nell’antiberlusconismo, per non trovarsi nella stessa situazione dell’avvento di Mussolini. Se in Berlusconi non vede l’incarnazione del Duce poco ci manca. A parte che certi paragoni storici sono pressoché inappropriati non per altro per il periodo storico diverso.
“Vedo già avanzare l’olio di ricino”, questo il grido di allarme dell’ex pm che, lasciando la toga, ha fatto fortuna in politica. Gestisce da solo, assieme alla moglie e alla segretaria un patrimonio non indifferente maturato proprio a seguito della sua entrata in politica. E anche il suo patrimonio immobiliare è cresciuto a dismisura raggiungendo le dieci case, cosa non apprezzabile nei confronti di chi predica bene ma razzola male. Per fronteggiare la deriva autoritaria e per fare il cosiddetto salto di qualità, dunque, fa appello agli intellettuali.
“Tutti i partiti dovrebbero avere a cuore questi valori e promuoverli ma invece non è così”, questo il rammarico del segretario dell’IdV riferendosi ai valori della cultura e del sapere “Non vedo l’ora di fare il passaggio di consegne: quando questi valori verranno rispettati mi farò da parte”.
E’ paradossale che a promuovere certi valori sia l’ex pm che secondo molte voci autorevoli avrebbe ottenuto la sua laurea in modo non conforme… ai valori della cultura e del sapere.

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