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L'EUROPA, UNA VOLONTÀ UNICA, FORMIDABILE, CAPACE DI PERSEGUIRE UNO SCOPO PER MIGLIAIA DI ANNI. NIETZSCHE
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Svegliati, Europa.

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Sabato 5 Settembre 2009 – 8:32 – Ugo Gaudenzi stampa
Svegliati, Europa.

I commentatori d’oltre-Atlantico hanno dedicato poco spazio al drastico calo della popolarità dell’attuale inquilino della Casa Bianca, scesa ai minimi storici. Soltanto alcuni hanno tentato di spiegare l’inatteso declino quale riflesso della sua campagna per una (mini) riforma del sistema della sanità, che negli States, si sa, è completamente nelle mani dei privati e quindi appannaggio delle ferree regole del profitto. Ma tutti hanno taciuto l’evidenza: il disincanto del cittadino medio statunitense sulle virtù “taumaturgiche” di Barack Obama, chiamato dalle grandi corporations Usa al lavoro di parafulmine in tempi di economia grama e di crisi produttiva e finanziaria.
E’ un fatto che coloro che governano realmente Washington e New York, in questi mesi di bancarotta e di crisi sociale, abbiano privilegiato interventi di sostegno alle grandi istituzioni finanziarie a dispetto di misure capaci di restituire fiducia a chi ha visto decurtare drasticamente i propri redditi e piovere disoccupazione.
Un esempio per tutti. Un velo di omertà è stato steso sull’inchiesta giudiziaria che due mesi fa ha coinvolto in prima persona Ben Shalom Bernanke, il presidente della Federal Reserve, il pianificatore dei salvataggi delle banche d’affari Usa più travolte dalla crisi (le stesse che hanno anche usato le provvidenze pubbliche per remunerare i propri soci e i propri managers…), chiamato a rispondere di un duro aut-aut (in Italia si definirebbe ricatto) ai danni dell’unica Banca semipubblica “sana”, chiamata a devolvere le sue riserve a favore dei bancarottieri.
Un esempio oscuro minore.
Perché sono le prospettive economiche ad essere più buie della pece.
Se il “buon” Bernanke – con Obama assenziente nel coro – ha annunciato che il regresso di ricchezza sarà quest’anno “limitato” al 2 per cento del pil e che dal 2010 tale gap sarà riassorbito, anche ai più ostici cultori dell’aritmetica sarà possibile fare 2+2 e prevedere che tra quindici mesi la Cina – ormai seconda maggiore potenza produttiva e finanziaria globale: ha superato il Giappone infliggendo a Tokio un inizio di negoziato tra forze impari ed è ormai ad un passo dall’ottenere la reintegrazione di Formosa (Taiwan) nella madrepatria – con un tasso di crescita consolidato ormai pari all’8 per cento l’anno, giungerà a quota 45-50% rispetto allo stesso reddito Usa. Con conseguenze devastanti per l’equilibrio tra Paesi industrializzati. Sarà infatti sufficiente una rivalutazione dello yen per bruciare milioni di banconote Usa ora alloggiate nelle banche cinesi.
Con tali nere previsioni sullo stato futuro dell’economia Usa, dunque, il cittadino medio americano non può certo dormire sonni tranquilli: bene che vada, la crisi provocata un anno fa dagli investimenti creativi – usurai - della finanza derivata, ha condannato gli opulenti States a navigare in una palude. Con ogni crisi sociale e reddituale irrisolta.
Un tale scenario non è certo tranquillizzante neanche per l’Europa “capta”, l’Europa colonia americana. Se gli Usa continueranno a declinare, un loro colpo di coda è più che sicuro, è stracerto, è scritto nel “destino manifesto” degli Stati Uniti.
Come già al tempo del decennio seguito alla “Grande crisi” del 1929, un’America del nord con il cappio al collo guarderà alla “soluzione finale” per risollevarsi dalla recessione: dare fiato all’industria pesante. Agli armamenti. Alla guerra. Le mille basi militari d’occupazione statunitensi alla guardia dell’Occidente in Europa e nel mondo sono già in moto in vari teatri bellici, dall’Iraq all’Afghanistan. La perdita di vasti territori nell’America latina – considerata dagli Usa il proprio “cortile di casa” - non potrà essere accettata supinamente (e il golpe in Honduras è già un primo segnale). Il ristagno delle operazioni di assedio alla Russia e ai pezzi del Medio Oriente (Iran) ricchi di materie prime sfuggiti agli artigli delle multinazionali, terminerà. E la più completa conquista dell’Africa e delle sue risorse non potrà essere rinviata.
Mille fuochi di guerra si affacciano sull’avvenire.
E l’Europa non sarà un’oasi di pace neutrale. Svegliati, Europa.

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