E’ noto. Hugo Chávez non piace proprio a quella middle class statunitense e occidentale che si masturba nella felice sudditanza alla grande finanza. Le socializzazioni di migliaia di imprese fatte così riemergere dalla rovina provocata dalla speculazione, la totale mano pubblica sul petrolio, le leggi contro il latifondo e contro i monopolii degli allevamenti, del caffé e delle colture di pomodoro, le iniziative di quell’ “asse del male” con i bolivariani di Chávez alleati di Ahmadinejad in Iran e di Castro a Cuba... sono stati troppi i colpi sferrati in questi anni da Caracas contro la Corporation guidata dal Grande Padre di Washington. Neanche il solito golpe - quello tentato per 47 ore nel 2002 - è servito a mettere ordine in quest’angolo disobbediente del “cortile di casa” degli Usa. Tuttavia, in attesa di un evento tipo Honduras, i media Usa devono pur dare qualcosa in pasto all’opinione pubblica democratico-repubblicana... Pensato e fatto. In mancanza di altro ecco in questi giorni piovere commenti sarcastici made in Usa sul “nuovo obiettivo strategico di Chávez”: bandire il gioco del golf dal Venezuela. Dappertutto sperticate lodi ad uno sport “popolare”... condannato a morte dal perfido presidente. Tra le righe dei reportages brevi accenni al perché di una battaglia iniziata 3 anni fa: l’esproprio di centinaia di ettari di terreni da destinare all’edilizia popolare a Maracaibo e a Caracas. Ma sottolineare questo obiettivo sociale non è democraticamente corretto. Meglio sostenere il golf. Chissà. Forse pensano (sic) che Chávez possa cadere alla 18ma buca.