La crisi finanziaria è ufficialmente arrivata anche in Europa. Del resto era ovvio che prima o poi avrebbe passato l’Atlantico e sconvolto le economie del Vecchio continente. Solo ieri sono stati bruciati nelle borse europee qualcosa come 400 miliardi di euro e l’effetto panico potrebbe far precipitare ancor di più gli avvenimenti oggi. Piazza Affari ha ieri lasciato sul campo l’8,24%, Parigi il 9%, Francoforte il 7%, Londra l’8%. I piani anticrisi, a cominciare da quello americano, non sembrano aver convinto il mercato ed ora serve coraggio. Già perché questa crisi sembra irrefrenabile, ma in questo gioco vince chi per primo abbandona il sistema turbo liberista e si rifugia in un’economia socialista o almeno controllata dallo Stato. Chi lo farà per primo, garantendo i risparmi raccolti dalle sue banche, attirerà denaro da tutto il mondo e la globalizzazione dei mercati, che si sta trasformando nell’apocalisse finanziaria del pianeta potrebbe invece, per quella nazione, rappresentare un’incredibile opportunità di crescita. L’Irlanda ha già garantito i depositi nelle sue banche ed ora gli inglesi temono una massiccia fuga di capitali verso Dublino. I governanti, a partire da Berlusconi, devono essere chiari: non bisogna garantire le banche e le loro speculazioni: bisogna garantire i risparmiatori, la comunità, la possibilità di nuovi investimenti magari sotto forma di nuove infrastrutture controllate dallo Stato. C’è un’altra mossa da fare subito, precedendo la caduta dell’euro, che già ieri ha iniziato a manifestarsi: creare una moneta nazionale (al momento potrebbe essere parallela all’euro) per garantire la stabilità nazionale ed impedire la realizzazione di un’inflazione selvaggia che lascerebbe nella povertà ampi strati di popolazione. Servono fatti, subito, anche per impedire che la disperazione generale si trasformi in propaganda per le varie superstizioni religiose. Ieri, con incredibile tempismo, Ratzinger parlando a braccio, in apertura dei lavori del sinodo dei vescovi sulla Bibbia ha detto, riferendosi alla crisi finanziaria, che “solo la parola di Dio è una realtà solida”. Strane affermazioni per il rappresentante di uno Stato che ha una banca d’affari che ha sempre operato con grande disinvoltura nel mercato finanziario e non ha disdegnato speculazioni “ardite”. No, la crisi non si supera con le preghierine della sera, ma con una nuova visione della società che necessariamente dovrà essere più frugale dell’attuale perché, deve essere ben chiaro a tutti, il tempo delle vacche grasse è terminato e tutti siamo in qualche modo responsabili di quel consumismo insostenibile che ha generato alla fine l’implosione del sistema capitalista. Insomma serve una rivoluzione, nel senso proprio di capovolgimento, perché il mondo sta per rovesciarsi e l’opulento Occidente si troverà presto a testa in giù. |