La coerenza non abita qui. Questo è il cartello che ben figurerebbe appeso sulla porta d’ingresso del Pd. Questa volta non parliamo nemmeno di coerenza politica, quella è dispersa da tempo e crediamo nessuno spera più di ritrovarla da quelle parti, ma di coerenza morale. Come tutti sanno tutta la pseudo sinistra italiana è da tempo impegnata in una battaglia a favore della grazia ad Adriano Sofri, condannato in via definitiva per l’omicidio del commissario Calabresi. Sofri è addirittura diventato un riferimento “culturale” per il Pd e l’ex leader di Lotta Continua dal carcere rilascia interviste e pubblica articoli sui più diffusi quotidiani italiani. Ancora non gli è stata affidata la conduzione di un programma televisivo, ma non è mai detto, forse non ci avevano ancora pensato. Questa sinistra, un po’ gauche au caviar e un po’ gauche plurielle, per Sofri chiede la grazia ovvero la completa libertà continuando a sostenere l’errore processuale (questa volta la magistratura non è piaciuta) nonostante una serie innumerevole di processi che dovrebbero aver ampiamente garantito gli imputati e la ricerca della verità. Naturalmente questi campioni di garantismo non chiedono da Sofri né abiure né pentimenti, come del resto hanno sempre fatto accogliendo tra le loro fila ogni genere di ex terrorista rosso che in fondo, per loro, è sempre stato soltanto “un compagno che sbagliava”. Questi stessi garantisti ieri sono scesi sul sentiero di guerra per protestare contro la concessione della libertà condizionale a Francesca Mambro. La Mambro, 49 anni, aveva già ottenuto la semilibertà nel ‘98 e la detenzione domiciliare speciale nel 2002, quando era nata la figlia Arianna; tre settimane fa il tribunale di sorveglianza ha accolto l’istanza dell’avvocato Michele Leonardi e ha concesso all’ex terrorista nera la libertà vigilata e condizionale fino al 16 settembre 2013, quando il suo debito con la giustizia sarà estinto. Una libertà ancora molto parziale perché Francesca Mambro dovrà comunque tornare a casa la sera e non oltrepassare i confini del comune di Roma. Questa modifica sostanzialmente solo formale della detenzione è però bastata per accendere gli animi dei politici sinistrorsi e naturalmente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna che in questi casi non manca mai di far sentire la sua voce. Nessuno fra l’altro rileva come quella strage sia ancora avvolta nel mistero e che i presunti colpevoli, Mambro e Fioravanti, hanno sempre negato ogni loro coinvolgimento ammettendo invece la loro partecipazione in altri fatti di sangue. Questo ci porta ad una considerazione generale. Gli anni di piombo sono passati, ci auguriamo per sempre, e serve una pacificazione nazionale (come servirebbe per la più vecchia guerra civile), perché quelle condizioni storiche oggi non esistono più, ma per una vera pace serve anche trasparenza e verità. E soprattutto bisogna smetterla con la faziosità. Non esistono buoni e cattivi preconfezionati come non esistono vittime di serie A e di serie B: solo accettando tutti questo postulato potremo finalmente mettere la parola fine a questo brutto capitolo della nostra storia.
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