Migliaia di contadini, minatori e operai vicini al presidente Evo Morales, in queste ore hanno iniziato una marcia di 200 chilometri, armati di striscioni e bandiere, per chiedere al Congresso una nuova Costituzione. Molta la gente, che muovendosi in massa da diversi punti della Bolivia, si è incontrata nella località di Caracollo, al sud di La Paz per scortare - simbolicamente - il proprio leader fino alla capitale. Il primo mandatario, infatti, ricevuto con grande affetto dai suoi simpatizzanti che lo hanno condotto in corteo fino ad un piccolo altare preparato per un rituale andino - dove hanno raccomandato il successo della mobilitazione a Pachamama, la madre terra – ha percorso insieme al suo popolo tre dei duecento chilometri previsti per la marcia. “Questa è una marcia per la rinascita della Bolivia, storica e fondamentale”, ha chiosato il presidente attorniato dai giornalisti. Dall’epoca della colonia spagnola e posteriormente alla fondazione della Repubblica nel 1825, processo a cui non prese parte la popolazione indigena, questa è la prima volta che la Bolivia ha la possibilità di avere una nuova Costituzione promossa direttamente dall’Assemblea Costituente. Il timore dell’opposizione, e in particolare dei prefetti “ribelli”, è che con la Carta Magna finirebbe quell’immunità che finora ha garantito a vicepresidenti, funzionari e senatori, colpevoli di corruzione e furti nell’amministrazione pubblica, di continuare a farla franca. “Oggi, quando un senatore si macchia di tali reati, nessuno nella commissione ha il coraggio di promuovere una mozione per espellerlo, ma dal momento della firma (della Costituzione ndr), nessun parlamentare avrà più l’immunità”, ha detto a questo proposito Evo Morales. “La cosa migliore – ha poi concluso il mandatario boliviano – sarebbe che senatori e deputati dell’opposizione comprendessero la grandezza del nostro movimento e ci consegnassero la legge di convocazione al referendum, prima dell’arrivo a La Paz, anche se so già che questo non avverrà”. Fidel Surco, dirigente del Conalcam, che riunisce i movimenti sociali indigeni e contadini, conta di raggiungere La Paz entro il 20 ottobre per un simbolico ‘assedio’ all’assemblea legislativa; per Isaac Ávalos, segretario esecutivo della “Confederazione sindacale unica dei lavoratori contadini”, “sarà una marcia pacifica e la mobilitazione si trasformerà in una festa”. La commissione speciale intanto, formata da 14 delegati dei quattro partiti rappresentati in parlamento – Mas, al governo; Podemos, Un e Mnr, all’opposizione – ieri ha ripreso il dialogo sulle riforme da applicare al testo della nuova Costituzione, prima che venga sottoposta a referendum. Per oggi invece è atteso il ritorno in Bolivia degli “inquirenti” dell’Unasur (Unione delle nazioni sudamericane) incaricati di fare luce sulle violenze che tra l’11 e il 12 settembre hanno provocato la morte di almeno 17 contadini filo-governativi nel dipartimento settentrionale di Pando.
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