Torno nuovamente sulla figura e la vita di Nicola Bombacci, gli anni che vado a tracciare sono quelli dal 1917 al 1921. Spero che i lettori di Rinascita, perdonino questo mio frazionismo. Nel gennaio del 1915 Catania insorge per la fame e gli stenti del suo popolo, Bombacci da capo-popolo (altro che la signora Santanchè… si perdoni questo insensato paragone, ma così molti capiranno le assurdità messe sulla sua lingua), parla ai lavoratori delle sue zone, che certo non sono in condizioni migliori, con un articolo pubblicato da “Il Domani” intitolato “La fame” del 29 gennaio 1915: “…Non perdete tempo, non attendete che la fame vi intorpidisca i sensi, vi atrofizzi i muscoli. In casa non avete più farina? Non pietite dal bottegaio l’elemosina di qualche chilo di pane a credito dato ad usura, ma unitevi, preparatevi per chiedere nei modi e nella forma che la fame vorrà, il grano a chi lo rinserva in ricolmi granai…”, come può intuirsi dalla fraseologia adoperata, vi è una indicazione giacobina e popolare forte nelle sue infuocate orazioni (sia esse fatte di parole scritte, che urlate in faccia alle comunità operaie e contadine nei frequenti comizi). Lungo gli anni della Grande Guerra, Nicola Bombacci sceglie di opporsi all’immondo (ma glorioso!) macello, al delirio del carnaio, per questo finirà più volte in galera. Prenderà sempre più forma la sua intransigenza rivoluzionaria, fin ad assumere la dizione di “massimalista”. Perdonate il lacunoso procedere, tralasciando le cariche intermedie assunte nel Partito Socialista della sua regione, i suoi incarichi giornalistici e di propaganda. Quello che è certo, è che scalerà le vette del movimento operaio/proletario/socialista italiano, l’anno più vivace (caso?) sarà quel 1917 tanto importante per la storia del Novecento, e per la ribellione sociale in genere. Ma una cosetta da “nulla” bisogna pur ricordarla, Nicola Bombacci sarà tra i fondatori, dell’Alleanza Cooperativa, avrà modo di scrivere: ”…anche attraverso questa nuova istituzione noi vogliamo sempre più maggiormente elevare la coscienza della classe che lavora perché provveda da sola alla propria emancipazione…” (la formazione di spacci vendita a dettaglio, il richiamo ai consumatori modenesi di vigilare sullo spreco e sulle speculazioni, sulla merce e gli alimenti “sani”, l’autodeterminazione proletaria nella consapevolezza di un salario da fame, l’unione sociale e l’abbassamento al minimo del prezzo, segnano un comunitarismo sociale oggi più che mai da riproporre), copie di tale manifesto ancora si trovano nelle cooperative della zona di Modena, ma ancora oggi si vuole cancellare la memoria di questo grande socialista. Bombacci sarà leninista puro, passionale, viscerale, ne rappresenterà più di altri la militanza in Italia, si riconoscerà allievo di Lenin. Nel 1941, in ben altri contesti in uno dei suoi articoli “Il mio bolscevismo” scriverà: “Muore Lenin e porta con sé nella tomba le utopie e le speranze della rivoluzione internazionale comunista”. Il 18 novembre 1917 Bombacci è presente alla riunione semi-clandestina della frazione “intransigente” a Firenze, tra i presenti Gramsci, Bordiga, Fortichiari, Lazzari e Serrati. Nei primi mesi del 1918, Bombacci viene arrestato per breve periodo (verranno arrestati in seguito Lazzari e Serrati). Tutti gli sforzi dei filo-bolscevici italiani, quindi anche di Nicola, vedono il 24 agosto la luce ufficiale nel “programma della Frazione Massimalista” pubblicato su “La lotta”, scorrendo le parole d’ordine del marxismo rivoluzionario italiano compare nel documento la frase “chiamarsi comunista”, il documento sarà firmato da Bombacci, Gennari, Salvadori e Serrati (il documento andrebbe riproposto integralmente, per capire anche la polemica feroce e strutturata al socialismo riformista). Fa un certo effetto, leggere le parole di un discorso di commemorazione del vice-segretario Bombacci sulla rivoluzione d’ottobre nel novembre del 1919 (pensare che verrà fucilato da altri epigono dell’idea comunista!): ”Socialisti proletari! La Russia eroica compie il 7 novembre il secondo anno di vita sovietica. La coalizione selvaggia di tutte le borghesie di Inghilterra e Germania, di oriente e di occidente non sono bastate a spegnere questa face che arde gigante e accende ogni più speranza e di fede i proletari di tutti i paesi! Due anni di sofferenze, di martirio e di morte per affermare profondo, indistruttibile nella realtà, il diritto proletario, la nuova legge umana: Chi non lavora non mangia… Viva la Russia socialista dei soviet! Viva l’Internazionale proletaria” (comparso su “La lotta” del 9 novembre 1919). Bombacci parlerà anche di due viaggi compiuti nel corso del 1920 a Copenaghen e Leningrado. Risulterà certamente più documentata la sua partecipazione al II congresso dell’Internazionale Comunista tenuto nella seconda metà del 1920… in questo congresso Serrati, da Mosca riporterà delle forti perplessità politiche, che riguardarono in particolare l’accettazione integrale degli articoli 7 (completa rottura con il riformismo) e 17 (cambio del nome, in Partito Comunista). In una consequenziale accettazione dei postulati del bolscevismo, Bombacci entrerà nel Comitato Esecutivo del Partito Comunista d’Italia, divenendo direttore del settimanale “Il Comunista” (Bologna-Imola) e nel febbraio-luglio del 1921 dell’ ”Avanti comunista” (Roma), iniziò parimenti la collaborazione con “l’Internazionale Comunista” (Pietrogrado-Roma), con “L’Internazionale della Gioventù” e con “Il Fanciullo Proletario”. Nicola Bombacci sarà il primo relatore del convegno della Frazione ad imola nei giorni 28/29 novembre 1920 che riunirà le varie anime della “sinistra socialista”, vi aderiranno 430 sezioni. Poche settimane dopo, dal Congresso Nazionale socialista di Livorno del 15/20 gennaio 1921 si avrà la nascita ufficiale del Partito Comunista d’Italia e la conseguente ratifica della scissione dal Partito socialista, ormai in frantumi (aderiranno al PCI, 1156 sezioni). Questa ulteriore carrellata di ricordi sulla militanza rivoluzionaria di Bombacci, vuole essere da stimolo ai giovani e ai fratelli di SN, a dirigere le loro forze verso la creazione di un soggetto politico-culturale socialista nazionale, che riesca a far risorgere la milizia socialista di Bombacci (per altro, prego chi ha dell’ulteriore materiale storico-politico lo metta a disposizione del lettore). Una sorpresa, positiva, anche se il commento generale della biografia sia fazioso, viene dall’aver incluso Nicola Bombacci tra le mille biografie più importanti nel volume (5 tomi) “Il Movimento Operaio Italiano” edito dagli Editori Riuniti (1975). Togliamo e rielaboriamo la figura rossa e nera di questo socializzatore.
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