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La Bce mette fretta agli Stati membri

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Venerdi 12 Dicembre 2008 – 15:12 – Filippo Ghira stampa
La Bce mette fretta agli Stati membri

Anche la Banca centrale europea ha invitato i governi dei Paesi membri della Ue ad attuare rapidamente le misure previste a livello nazionale per combattere una crisi che si presume durerà a lungo. L’appello della Bce fa seguito a quello analogo di due giorni fa lanciato dal presidente della Commissione europea, il portoghese Josè Barroso. Entrambi gli organismi intendono tenere alta l’attenzione sul rischio di un peggioramento dei conti pubblici, che interesserà in particolare i Paesi con squilibri di bilancio. Nel suo bollettino mensile, la Bce pone l’accento anche su altri due problemi come la rigidità strutturale dei mercati del lavoro e dei beni e servizi e l’inefficienza delle amministrazioni pubbliche. I Paesi membri gravati da tali handicap, per l’istituto di Francoforte, avranno una minore capacità di tenuta di fronte alla crisi e saranno più esposti al rallentamento dell’economia mondiale anche se agiranno per favorire le ristrutturazioni societarie. Per la Bce comunque, l’importante è fare presto tenendo sempre presente che non può bastare una gestione di breve termine della domanda interna. Resta invece prioritario migliorare la qualità delle finanze pubbliche. Misure sul lungo termine sono da preferire in quanto gettano solide fondamenta per la ripresa economica e per la crescita e l’occupazione. Laddove vi è margine di manovra, potrebbero essere quanto mai efficaci misure di bilancio aggiuntive se tempestive, mirate e temporanee. Per la Bce le politiche di bilancio sono di elevata qualità e sostengono la crescita solamente se sono accompagnate da misure che valorizzino tutte le potenzialità del Libero Mercato. I governi dovrebbero intanto limitare il proprio ruolo essenziale alla fornitura di beni e servizi; dovrebbero offrire incentivi per promuovere la crescita e l’occupazione nel settore privato; impiegare con maggiore efficienza le risorse pubbliche; finanziare le attività pubbliche e, se necessario e opportuno, quelle private con un sistema tributario efficiente e stabile; e ovviamente sostenere la stabilità del sistema macroeconomico attraverso conti pubblici solidi e sostenibili, nei quali insomma il disavanzo, la differenza tra uscite e entrate, non risulti eccessivo. Insomma, sembra di capire che per la Bce gli Stati devono difendere a spada tratta il Liberismo più sfrenato, tenendosi però in disparte. Se poi i privati combinano disastri, come la recente crisi finanziaria ha dimostrato, lo Stato deve intervenire e fare da tappabuchi alle falle che si sono aperte nel sistema. E se necessario, aiutare gli stessi gruppi privati che hanno
contribuito al disastro. Per la Bce infatti, tutte queste misure, “dovrebbero essere in linea con il principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza per evitare una situazione in cui il sostegno pubblico alle società nazionali sia discriminatorio nei confronti delle imprese straniere”. In ogni caso non bisogna aspettarsi di un miglioramento a breve della situazione economica. Infatti si potrebbero acuire e diffondere gli effetti delle turbolenze dei mercati finanziari. Ciò finirebbe per frenare per lungo tempo la domanda globale sia in Europa che nel mondo. In ogni caso la Bce intende mantenere alta l’attenzione per frenare l’inflazione nel medio termine, per favorire la crescita sostenibile e l’occupazione e per contribuire alla stabilità finanziaria. Un’inflazione che quest’anno si attesterà in una fascia tra il 3,2% e il 3,4%, nel 2009 dovrebbe ridursi all’1,1-1,7%, per poi situarsi nel 2010 tra l’1,5% e il 2,1%.

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