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Tel Aviv sotto un "ombrello" Usa

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Venerdi 12 Dicembre 2008 – 15:41 – Matteo Bernabei stampa
Tel Aviv sotto un



L’Iran deve davvero fare tanta paura alla super potenza degli Stati Uniti, che cerca costantemente e in ogni modo di difendere se stessa e i suoi compari dalla presunta minaccia nucleare di Teheran. E così, dopo lo scudo spaziale europeo che l’amministrazione Bush ha provveduto a collocare in Polonia e Repubblica Ceca, arriva “l’ombrello nucleare” che il presidente democratico Barack Obama ha offerto agli amici di Tel Aviv. La notizia è apparsa ieri sul quotidiano israeliano Ha’aretz, che riporta inoltre un’inquietante rivelazione e cioè che in caso di attacco nucleare dell’Iran contro Israele, Washington potrebbe intervenire nello stesso modo nei confronti di Teheran. Una situazione che sembra comunque poco probabile: in primo luogo perché se davvero ci fosse un attacco nucleare, di chicchessia, le conseguenze potrebbero essere apocalittiche, in secondo luogo perché, come già detto in passato, grazie ai progressi della scienza bellica attualmente esistono armi ben più pericolose della tanto temuta bomba atomica. Ma a quanto pare l’intelligence sionista non riesce proprio a stare tranquilla. L’unica cosa a cui sa pensare in questo momento, è che la decisione degli Usa di offrirgli protezione deriva, in realtà, dalla riduzione dell’impegno statunitense nell’impedire all’Iran di realizzare l’ordigno atomico.
Cosa che ovviamente non preoccupa affatto gli Stati Uniti che possono così continuare quell’infame politica coloniale iniziata dopo la seconda guerra mondiale: piazzare le proprie basi militari nei Paesi che erano andati a “soccorrere”. Proprio come stanno tentando di fare in Pakistan e come già accaduto in Iraq, Afganistan, nell’Europa dell’est e in Italia. Questa, però, non è una novità per Israele, già nei mesi passati infatti, l’entità sionista, ha concesso l’installazione nel Neghev di una sofisticata stazione radar gestita esclusivamente da personale statunitense. Ma nel frattempo anche Tel Aviv pensa ad espandere la propria influenza, e con la scusa di fornire soldi contanti per la Striscia di Gaza, ha versato nelle casse delle banche dell’Autorità nazionale palestinese 100 milioni di shekel (circa 20 milioni di euro).
Da tempo ormai il presidente dell’Anp, Abu Mazen, tenta di togliere il potere sulla Striscia ad Hamas, appoggiando e appoggiato dall’autorità sionista. E non si fa fatica a pensare che quei fondi saranno utilizzati per convincere la popolazione palestinese a Gaza a rivoltarsi contro il proprio governo, l’unico che ancora tenta davvero di difendere l’identità e l’indipendenza della Palestina.

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