Una vera e propria autorete dell’opposizione. Solo così, alla luce di quanto accaduto nell’ultima giornata, può chiamarsi la polemica montata contro il governo dal centrosinistra e condivisa da importanti quotidiani del Paese, sull’aumento dell’Iva al 20% per gli abbonamenti Tv di Sky. A smontare le ragioni sostenute da molti esponenti del Pd e dell’Idv, infatti, hanno contribuito alcuni colleghi dello stesso centrosisnistra, probabilmente più onesti o più informati, ma addirittura l’ex presidente del Consiglio ed esponente di spicco del Pd Romano Prodi e il portavoce del Commissario Ue al Fisco. Delle ragioni economiche e di equità per cui l’equiparazione non poteva non essere fatta si è già ampliamente parlato: non si tratta di un raddoppio sic et simpliciter ma di un adeguamento ai livelli dell’imposta sul valore aggiunto versati dalla generalità del sistema economico rispetto ad una riduzione al 10% introdotta nel 1995 dal governo tecnico di Dini per agevolare un sistema televisivo emergente come la Tv satellitare a pagamento e prorogata nel 2003 con l’arrivo di Sky sul mercato nazionale (l’azienda è nata il 31 luglio 2003, come risulta nel sito ufficiale del Gruppo alla sottopagina “L’azienda SKY”). Anche il nuovo promo informativo trasmesso da ieri sui canali di Murdoch, nel quale si elenca una serie di prodotti che godono dell’Iva ridotta al 10% (francobolli, marionette, uova di struzzo, prodotti petroliferi, manifestazioni sportive, libri e tabacchi grezzi) per giustificare il mantenimento dell’agevolazione, in realtà non contribuisce al dibattito, perché mette sullo stesso piano la Pay Tv con settori e prodotti che per varie ragioni ricevono l’agevolazione per lo più perché emergenti o in difficoltà. Vale, dunque, la pena soffermarsi su quanto dichiarato ieri da Prodi e dall’Ue, su eventuali strascichi polemici, sulle pretese - infondate ed egoistiche - di Sky, sulle possibili soluzioni alternative del ministero nonché sul presunto scontro Murdoch-Berlusconi. Scontro che, a ben vedere, si dimostra infondato anche alla luce degli incroci societari tra i due. “In assenza dell’allineamento dell’aliquota Iva - ha affermato ieri il portavoce del Commissario Ue al Fisco - la Commissione avrebbe aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia”. Un contenzioso cioè tra Roma e Bruxelles che, in nome della fin troppo abusata parola “concorrenza” richiedeva all’Italia l’allineamento dell’imposta per i servizi di pay-tv. Mettendo la parola ‘fine’ al dibattito, il portavoce ha ricordato che nel 2007, sotto il governo Prodi, Bruxelles aveva inviato una lettera all’Italia per lamentare “il tasso diverso di Iva, in alcuni casi al 10%, in altri al 20%”, chiedendo all’Italia di allineare l’aliquota rendendola “uguale per tutti”. L’esecutivo, cui spetta il compito di stabilire il livello dell’Iva, doveva quindi decidere se portare tutti al 10% o al 20%. Il governo Prodi, ha aggiunto il portavoce, aveva riconosciuto che “tale differenziazione dell’aliquota non era in linea con le norme Ue e si era impegnata ad allinearlo”.
L’ipotesi Iva al 10% La domanda, a questo punto è: poteva l’imposta essere allineata al ribasso, cioè al 10%? Tecnicamente sì. Come ha ammesso anche Prodi in una intervista al “Messaggero”, il governo non poteva negare all’Ue l’allineamento delle aliquote; la modifica però poteva essere fatta al ribasso. “La dichiarazione di Prodi, al quale va riconosciuta un’apprezzabile onestà intellettuale, taglia la testa al toro”, ha subito commentato presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto, mettendo in evidenza quanto “pretestuosa” sia stata la polemica del centrosinistra. Secondo il sottosegretario allo Sviluppo economico Paolo Romani, che ha la delega per le Comunicazioni, la soluzione al ribasso è però “assolutamente impraticabile”. Motivo? “Verrebbero a mancare circa 220 milioni di euro”, indispensabili alla luce delle crescenti richieste di ampliamento dei provvedimenti a sostegno di famiglie e imprese. Rispondendo al question time, il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha confermato che “a fronte della necessità di intervenire a tutela delle fasce sociali più deboli e a sostegno delle imprese esposte alla concorrenza internazionale” il governo ha ritenuto opportuno armonizzare alcune imposte che presentano una maggiore sostenibilità essendo “relative a settori meno esposti alla sfida concorrenziale”. Difficile dargli del tutto torto. Come ha evidenziato Cicchitto, inoltre, “se fosse stato introdotto un allineamento dell’Iva verso il basso, allora sì si sarebbe potuto parlare di conflitto di interessi”, in quanto è imminente il lancio di nuova rete e vari avvenimenti in pay per view da parte dei Mediaset. Considerazione ribadita anche dal Cavaliere. Conclusione: come ha osservato il senatore del Pd Marco Follini, sulla vicenda hanno esagerato tutti: da Sky all’opposizione, fino allo stesso Berlusconi che ha lanciato pesanti accuse contro alcuni giornalisti che, seppur ‘frettolosamente’ e in modo demagogico, lo hanno criticato. “Il modo con cui la sinistra e la stampa mi attaccano - ha rincarato ieri il Cavaliere - rappresenta bene il comportamento di questi signori. Hanno fatto una figuraccia enorme”. La cosa più sorprendente, però, è un’altra: nessuno ha sottolineato che la misura presa dal governo, nelle intenzioni figlia del principio di concorrenza, viene invocata in questo caso dall’opposizione a difesa di una azienda che, con il suo 90% del mercato satellitare a pagamento, detiene un vero monopolio, che vorrebbe veder sostenuto con i soldi dei contribuenti, abbonati e non.
Uno scontro in parte apparente Passiamo ora al ‘sempreverde’ conflitto di interessi e al presunto scontro tra Berlusconi e Murdoch. Il primo è in effetti titolare indirettamente di attività concorrenti a Sky nella Tv generalista, il secondo invece è definito, altrettanto pretestuosamente, da alcuni esponenti del centrodestra un amico di Prodi in quanto da lui agevolato con la proroga nel 2003. Le posizioni conservatrici del magnate australiano sono però note, così come lo sono i rapporti più che amichevoli con Berlusconi, con il quale si è più volte incontrato anni fa per acquistare Mediaset, che il Cavaliere voleva vendere al più grande editore mondiale di giornali e televisioni per risolvere il conflitto di interessi. I due, peraltro, condividono in modo indiretto una poltrona nel CdA della Premiere, la società pay per view tedesca, di cui Fininvest detiene il 3% e Murdoch il 25%. Ieri il presidente di Mediaset Fedele Gonfalonieri, intervenendo all’assemblea della Federazione radio televisioni (Frt), associazione in cui Confalonieri è presidente del settore delle tv nazionali, ha dichiarato: in questa sede “io rappresento anche Sky Italia e quindi non posso definirmi né a favore né contro”. Le alleanze economiche internazionali tra i gruppi, evidentemente, a differenza della politica sanno andare al di là della polemica e guardare al lucro... “Non possiamo dire chi ha presentato il ricorso”, ha dichiarato inoltre la portavoce del commissario al Fisco a chi gli chiedeva chi avesse presentato il reclamo all’Ue che ha portato all’apertura del dossier a Bruxelles. Secondo alcune fonti Ue l’esposto sarebbe stato presentato proprio da Mediaset. Non è da escludere che l’obiettivo fosse quello di ottenere una equiparazione al 10% dall’allora governo Prodi. Di fronte a tali intrecci è davvero sconfortante che l’opposizione rinunci a fare il suo ruolo, contribuendo in modo critico-costruttivo al governo del Paese in un momento che si prospetta il più difficile dal dopoguerra. Invece di fare una battaglia suicida, rivelatasi un autogol che non pagherà neppure in termini politici ed elettorali, il centrosinistra farebbe meglio a proporre critiche fondate, delle quale c’è di certo bisogno. Numeri alla mano, il 38% degli abbonati di Sky appartiene alla classe media; non sarebbe stato meglio dunque criticare i vertici di Sky che, dopo aver incassato il maggior utile assicurato dal taglio dell’Iva per 13 anni, pretendono di scaricare l’aggravio sugli abbonati e sui lavoratori? Come direbbe Moretti, l’opposizione dica “qualcosa di sinistra”, affronti i veri problemi dei cittadini ed eviti pretesti demagogici che alzano solo la tensione.
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