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Un sommesso parere

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Giovedì 24 Aprile 2008 – 17:32 – Decio Siluro stampa
Un sommesso parere

E’ capitato a noi tutti, almeno una volta nella vita, soprattutto ai giovani di una volta con pochi soldi in tasca: siamo rimasti con l’automobile senza benzina. Poco male, una spintarella fino al distributore oppure una passeggiata tanica in mano e la storia è sempre finita lì. Al massimo abbiamo lasciato l’auto là dove ci ha piantati e siamo tornati a casa in tram, per riprenderla il giorno dopo.
La questione diventa sensibilmente più problematica se il rischio di rimanere a secco non lo corre un’automobile, ma un aereo in volo.
Non è possibile? Un inquietante rapporto del Dipartimento dei Trasporti Usa, diffuso proprio ieri, dimostra il contrario. Nel solo aeroporto di Newark, in New Jersey, nel 2007, per ben 151 volte i piloti hanno chiesto l’autorizzazione all’atterraggio di emergenza per… mancanza di carburante. In pratica quasi una volta ogni due giorni. Nel 2006 questo è successo 72 volte (meno della metà) e nel 2005 “solo” 44, segno che si tratta di un fenomeno in veloce espansione. La causa di queste “emergenze” è fin troppo facile da individuare: il tentativo di alcune compagnie di risparmiare sui rifornimenti per mantenere tariffe competitive in un mercato sempre più selvaggio. Sicuramente non è mai stata violata la normativa e mai compromessa la sicurezza, così come dice lo stesso dipartimento Usa, ma certo non farebbe piacere a nessun passeggero sapere di aver corso, anche solo ipoteticamente, il rischio di spingere l’aereo sul quale viaggiava.
Comparti strategici e delicati per la sicurezza come il trasporto aereo non dovrebbero essere popolati da soggetti che farebbero qualsiasi cosa per cercare il loro profitto e le compagnie di bandiera, controllate dagli Stati, hanno sempre rappresentato una garanzia quanto ad affidabilità dei mezzi e della loro manutenzione, rifornimenti compresi.
Una ragione in più per difendere un’Alitalia italiana e pubblica o almeno fortemente partecipata, magari tramite un azionariato diffuso.
In ogni caso ieri Berlusconi ha rilanciato l’esistenza della cosiddetta cordata italiana coordinata da Bruno Ermolliche in 3-4 settimane potrebbe essere in grado di fare un’offerta impegnativa per la compagnia. Purtroppo il Cavaliere ha anche già fatto cenno ad “una dolorosa riduzione del personale cui si farà carico con gli strumenti offerti dalla legge”. Naturalmente avrà pensato a prepensionamenti e mobilità lunga: i soliti strumenti che finiscono per gravare sempre sulle tasche degli italiani e dei lavoratori dipendenti in particolare.
Ma non sempre questi travasi sono possibili nella stessa azienda. Esistono però molti settori pubblici dove questo personale farebbe comodo, senza costi aggiuntivi per lo Stato, visto che eliminerebbe il costo degli ammortizzatori sociali.
Qualche esempio? Gli uffici di commissariati, stazioni di carabinieri e polizia urbana. Il personale civile permetterebbe di far tornare “in strada” molti agenti, con vantaggio per la sicurezza di tutti. Un’ipotesi impossibile? Difficile certo, ma non impossibile. Ed almeno a Roma e Milano, dove gravita gran parte del personale Alitalia, i vantaggi potrebbero essere enormi. Varrebbe la pena tentare.

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