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Il fantasma della povertà

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Giovedì 13 Marzo 2008 – 12:59 – Carlo Lupo stampa
Il fantasma della povertà

La corsa dell’euro sul dollaro, il petrolio alle stelle, l’inflazione galoppante, lo spettro dell’insolvenza, la bolla immobiliare, il potere d’acquisto su Marte, le speculazioni e le svendite. Questo è lo scenario che i folli illuminati, quei folgorati sulla via del neoliberismo, hanno consegnato ai cittadini europei. Dietro l’angolo, per gli italiani, c’è quello che Giulio Tremonti pochi giorni fa ha definito “il fantasma della povertà”.
La globalizzazione finanziaria e produttiva non ha fatto altro consegnare ancora di più il bandolo della matassa (il potere economico: materie prime, mercato del credito e imprese strategiche nazionali) nella mani di quelle lobbies che controllano il sistema delle banchindustrie. Il tutto grazie alle politiche monetaristiche messe in atto dalle cosiddette banche centrali, che il normale cittadino pensa siano istituti pubblici controllati dai governi, ma che in realtà sono partecipati dalle maggiori banche d’affari internazionali e multinazionali del credito. La situazione europea è esemplare: la Bce, l’istituto centrale di Francoforte, è partecipato dalle banche nazionali. Bankitalia, ad esempio, non è un ente pubblico ma una società per azioni, una Spa, le cui quote maggiori sono in mano a Intesa San Paolo e a UniCredito italiano. Banche con capitale a forte partecipazione internazionale.
Giulio Tremonti, ad Anno Zero, non ha esitato a utilizzare il termine “mercatismo” per definire l’adesione degli eurocrati al neoliberismo, “un’ideologia totalitaria inventata per governare il mondo nel XXI secolo”. Ed il patto di stabilità è la gogna, lo strumento usurocratico imposto dal trattato di Maastricht per tagliare le ali agli investimenti pubblici e infrastrutturali e imporre alle Nazioni - conditio sine qua non la svendita delle imprese strategiche e i tagli allo stato sociale - di rientrare dei debiti...
E allora elenchiamoli - anche a caso, limitandoci a qualche personaggio ancora in vita - questi folli illuminati di casa nostra (Cossiga li chiama vili affaristi): Ciampi, Prodi, Monti, Draghi, Giavazzi, Brunetta...
Tutti uomini superpartes, nel senso che sono al di là del bene comune. Loro sì che hanno visto giusto: lassù in cima c’è il profitto. Il duro lavoro - guadagnarsi ogni giorno la pagnotta - lo lasciano agli altri.
D’altronde Rinascita lo denuncia da anni: globalizzazione vuol dire povertà diffusa e ricchezza per pochi.

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