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Correa si prepara a non pagare il debito estero

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Sabato 22 Novembre 2008 – 16:17 – Alessia Lai stampa
Correa si prepara a non pagare il debito estero


La Commissione per il Debito dell’Ecuador, giovedì ha dichiarato che le obbligazioni del Paese collocate all’estero “mostrano segni seri di illegalità ed illegittimità”. Una affermazione che potrebbe servire da base legale affinché il presidente Rafael Correa dichiari la sospensione del pagamento del debito estero. Già la scorsa settimana Correa aveva deciso di posporre di un mese il pagamento di 30 milioni di interessi sul debito fino a che la Commissione non si fosse pronunciata al riguardo.
Poco dopo il suo insediamento, all’inizio del 2007, Correa, un economista formatosi in prestigiose università degli Stati Uniti e del Belgio, aveva istituito la Commissione governativa di indagine sul debito estero ecuadoriano, la Comision Nacional de Auditoria del Crédito Público. La Commissione ha presentato un bilancio sul pesante indebitamento del Paese andino in cui segnalava di aver indagato 362 contratti di debito scoprendo che, negli ultimi 30 anni, l’Ecuador ha ricevuto 30 mila milioni di dollari in prestito e ne ha pagati 100 mila milioni, dei quali 44 milioni di dollari sono stati cancellati da commissioni di compensazione nel periodo 2005-2006. In sintesi, secondo quanto reso noto in questi giorni dalla Commissione, l’Ecuador ha coperto l’88% della cifra iniziale attraverso il ricorso a nuovi prestiti nel più classico dei circoli viziosi. Il vicepresidente della Commissione, Franklin Canelos, ha quindi commentato che i dati dimostrano come il Paese abbia già pagato più del dovuto. La relazione stilata dalla Commissione sugli ultimi 30 anni di indebitamento parla senza mezzi termini di “illegalità e illegittimità” per buoni “emessi a condizioni rovinose per il Paese”.
Considerazioni in base alle quali viene raccomandato di non pagare alcune tranches dei debiti contratti. Correa, che ha partecipato alla presentazione della relazione, ha ribadito che la sua amministrazione non intende pagare questo debito “illegittimo, corrotto e illegale” e che intende cercare i colpevoli di questo processo di indebitamento estero irregolare in cui sono probabilmente coinvolti ex presidenti e altri funzionari in carica negli anni in cui l’Ecuador gravitava nella sfera di influenza statunitense.
Il rapporto afferma infatti che larga parte del debito è illegale in quanto gravato da interessi usurari, diversi bonds sono stati emessi senza l’autorizzazione specifica del governo, altri, venduti nel mercato nordamericano, non erano stati registrati alla Securities and Exchange Commission, e gli aumenti dei tassi di interesse della Federal Reserve dal 1970 hanno subito un “innalzamento unilaterale”. Se si aggiunge che dal marzo del 2000, proprio quando iniziarono ad essere emessi i bond a scadenza 2012, 2015, 2030, la moneta ufficiale dell’Ecuador è il dollaro americano si capisce di che proporzione sia stata la truffa commessa ai danni del Paese dalle allora amministrazioni ecuadoregna e statunitense. Contemporaneamente alla ufficializzazione della relazione della Commissione, Quito ha presentato una domanda internazionale sollecitando la sospensione del pagamento di un credito della Banca di Sviluppo Economico e Sociale (BNDS) del Brasile per 320 milioni di dollari, che era stato concesso allo Stato ecuadoregno per la costruzione di una centrale idroelettrica. Una mossa che però ha provocato una subitanea risposta da parte del governo di Lula da Silva, che ha richiamato in patria per consultazioni il suo ambasciatore in Ecuador. Qualche giorno fa Correa, quando già era stata adombrata l’ipotesi di non pagare il debito, aveva affermato che avrebbe contato nei Paesi amici dell’area latinoamericana poter disporre di fondi utili allo sviluppo del Paese. Il presidente ecuadoregno aveva infatti anticipato la sua intenzione di sollecitare alla Banca Interamericana per lo Sviluppo, BID, un prestito per circa 1.000 milioni di dollari per sviluppare infrastrutture, ventilando poi l’ipotesi di ricorrere alla “buona volontà” di Paesi amici, come il Venezuela. Una affermazione fatta nonostante risulti che proprio il Venezuela sarebbe uno dei principali detentori di titoli strutturati legati al debito ecuadoregno. Se l’Ecuador non pagasse il suo debito Caracas, in poche parole garante di Quito, si troverebbe a dover sborsare circa 800 milioni di dollari.

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